lunedì 24 ottobre 2011

Simoncelli

Vedendo quello che è successo ieri mattina, qualche centinaio di migliaia di motociclisti esaltati, sparsi in tutto il mondo, ieri pomeriggio ha evitato di andare a manetta e quindi di schiantarsi.
A loro Simoncelli ha salvato la vita.

mercoledì 12 ottobre 2011

Officina delle Arti - THE END - per me.

In galera ho conosciuto un ragazzo pocopiù che ventenne. Era dentro per un reato gravissimo: aveva rubato un I-pod. Sì, si è fatto quasi sei mesi. Sì, giuro, rubato un I-pod. Non si rubano gli I-pod ed è giusto essere condannati. Sei mesi, però, sono decisamente tanti; forse bastavano sei giorni, o, esagerando, sei settimane.
Ma cosa c'entra questo con Officina delle Arti?
Nulla, assolutamente nulla. Solo che mi viene da raccontarvi come introduzione questa storia. Non so perchè, non viene dal cervello ma da qualche altra parte del corpo, forse lo stomaco, forse il culo.
Ma veniamo ad Officina. Per me, che ho concluso la mia esperienza lì pochi giorni fa, è il momento di fare un bilancio. Non voglio però fare un bilancio personale perchè di fronte ad una struttura pubblica che ha una funzione pubblica, mi sembra redicolo, offensivo, fuorilogo, eccetera, raccontarvi "ma io qui", "ma io là". Meglio capire cosa serve Officina e come mai non ha funzionato.
Il ruolo di officina - come ho già scritto in post precedenti - è quello di dare alla città uno spazio da vivere nel quotidiano dove si può passare qualche ora bevendo un buon caffè e curiosando negli atelier di artisti che producono le proprie cose. Molto semplice e molto interessante. Osservare il 'dietro le quinte' di un lavoro artistico, scambiare due chiacchiere con gli artisti, e ogni tanto assistere a qualche evento è il senso di officina. Una struttura in realtà facile da gestire perchè funziona da se. Occorre solo una semplice cosa: aprirla.
Ma questa semplice apertura non è avvenuta e la situazione che si è creata negli anni era paradossale: una struttura che funzionava però chiusa. E come avere un ristorante che va a pieno regime ma tiene le porte chiuse: voi da fuori, attravrso i vetri, vedete che ci sono i cuochi che cucinano e i cammeriri che preparano i tavoli ma non potete entrare. Ma la differenza è una ed è enorme: è che il "cibo" che si sta producento dentro officina l'avete già pagato e anche a caro prezzo: 145 mila euro all'anno.
Perchè questa semplice apertura (che si realizzava automaticamente attraverso la gestione del bar) non è avvenuta? Non ho sufficiente intelligenza per capirlo. E come me neanche le centinaia e centinaia di reggiani che alla parola "Officina delle Arti" fanno quella faccia lì, schifata, che avete fatto anche voi ad inizio post.
Se non c'è una risposta alla domanda ci sono i nomi di tutti coloro coinvolti in questo progetto andato male:
ATELIERISTI. Ovviamente è un punto di vista parziale e forse le colpe che abbiamo sono superiori a quelle che pensiamo. Comunque. Atelier sempre attivi e quindi potenzialmente visitabili. Progetti proposti molti tra cui anche una trasformazione d'uso da Officina delle Arti a Officina della Cultura (e quindi cambio gestione con coinvolgimento di più assessorati). Sicuramente dovevamo metterci più grinta e arroganza. Colpevoli anche se in minima parte. Risultato, giustamente, FUORI da officina.
PIETRO MUSSINI. Angelo e Demone di Officina. E lui che l'ha creata ed è lui che ha contribuito a distruggerla con una serie di non risposte, mancate progettazione, etc. Colpevole con giustificazione ma colpevole. Risultato: andato in pensione e quindi FUORI da Officina.
ELISABETTA FARIOLI. Responsabile di Officina. E lei che ha stabilito la linea di gestione, la programmazione, la scelta di tenere il bar chiuso, di non venire mai a vadere cosa capitava, di bocciare progetti e di tutto ciò che è avvenuto e non avvenuto. A lei, sostanzialmente, si deve la gestione di tutta quanta la faccenda. Non è l'unica colpevole ma decisamente la pricipale colpevole. Risultato: NON FATTA FUORI (per ora)
L'idea di chiudere questo ciclo di Officina con la soluzione del taglio lineare in stile Tremonti, cioè tutti fuori-tabula rasa-si comincia da capo, è per molti versi discutibile ma di fronte alla reputazione che Officina ha in città è più che comprensibile. Fuori tutti, si ricomincia. Ed è proprio in questo "si ricomincia!" che c'è finalmente, dopo anni, qualcosa di concretamente positivo.
Come ho raccontato la storia del ladro di I-pod qui sul blog senza alcun motivo, racconterò la storia di Officina là in galera. Non so ancora se concluderò con "han fatto fuori tutti" oppure con "la principale responsabile è ancora là a comandare". Ma al di là della conclusione del racconto la chiecchierata si chiuderà così: il rapintatore di banca salterà su è dirà "Simò, pure io ho fatto un banale prelievo di soldi pubblici e gli ho sprecati! E son finito qui! Capita sai? non te la prendere dai!".
Una buona battuta è una gran cosa. Ora si riprende a produrre che è meglio.
Scordavo una cosa: in tutto questo l'Assessore c'entra qualcosa? Ha sempre avuto un ruolo defilato perchè di fatto su Officina aveva un ruolo defilato in quanto la direzione di Officina era delegata completamente in mano alla Farioli. Ora però si ricomncia da zero e la prima decisione da prendere è sua: si ricominciare da zero?