giovedì 28 gennaio 2010

Accademia di Belle Arti 1


L'Accedemia di Belle Arti è la più grande fornitrice di Illusi e Frustrati che si possa trovare in circolazione.
Solo qualche studente, marginale ed emarginato, frequenta l'Accademia senza credere di diventare un grande artista che si alza tardi la mattina e vive d'amore e arte. La colpa non è degli studenti ma dell'impostazione che viene data dai dirigenti e dai professori, per lo più artisti falliti con problemi di frustrazione.
Sarebbe tutto più semplice, sia durante che dopo gli anni di studio, se si cambiasse completamente impostazione: studiare e analizzare i "meccanismi" dell'arte in modo che questa possa essere applicata in diversi modi e in diversi contesti. Come se l'arte fosse uno strumento di lavoro, utilizzata come un vero e proprio attrazzo per modificare, migliorare, costruire contesti e persone. Chi esce dall'Accademia deve essere in grado, ad esempio, di inserire l'arte e i suoi metodi ovunque, nell'educazione, nelle aziende, nella gestione urbanistica, negli ospedali. Ripeto: ovunque. Anche su se stesso. Un "se stesso" che non è protagonista assoluto, con atteggiamenti artistoido, ma una specie di cavia su cui bisogna sperimentare le proprio conoscenze e di conseguenza crescere. E chi ha talento in questo modo emergerà ancora di più perchè ci sarà una attenzione sulla Ricerca/Sviluppo e non sull'Essere/Risultato.
Lavorativamente un'Accademia di Belle Arti impostata in questo modo può dare maggiori risultati: non si limita più ad avere un ruolo nel settore arte (il ruolo dell'artista perchè critici e galleristi spesso vengono da altre formazioni) ma anche in tutti quei settori che nescessitano di creatività e cultura (quindi tutti i settori).

6 commenti:

  1. Ceci, se non ricordo male, tu eri una delle poche studenti in accademia che aveva un modo di pensare simile a quello che ho descritto.
    eri avanti!? e forse lo sei ancora.

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  2. si si..la pensavo già cosi... condivido in pieno.
    .."Come se l'arte fosse uno strumento di lavoro, utilizzata come un vero e proprio attrezzo per modificare, migliorare, costruire contesti e persone."
    L'arte, il pensare, il fare creativamente- quindi l'avere o l'imparare ad avere uno sguardo che crea, che fa, poetico e quindi poeticoe tutto il bene che questo comporta- sono strumenti che migliorano l'uomo perchè gli offrono il modo di elevarsi e venire alla luce, cambiando quello che va cambiato dentro di se ed intorno a se.
    Si, si , si.

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  3. Bisognerebbe definire meglio questo settore o disciplina che usa l'arte. magari con una piccola descrizione e con un nome.
    giusto?

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  4. ..ho visto cose che voi umani...diceva quello...
    diomio l'accademia...che fatica capire e farmi capire, che desolazione che malessere,...sono passata da quella di Firenze che se sgarravi con un'assenza ti decapitavano con professori con le bacchette feroci( e imposizioni artistiche al limite dell'umano) a quella di Bologna con Pozzati ( un vagante tra i corridoi con una folta pelliccia di lupo, non scherzo!!), che se non c'eri non fregava niente a nessuno...poi mi son fatta su le maniche in proprio e ho fatto di tutto pur di fare...ricordo con malumore quel periodo come un pesce fuori dall'universo...poi ho fatto altro...tanto se c'eri o non c'eri, cambiava poco...

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  5. Sonia quando dici, "mi son fatte su le maniche in proprio", significa che qualcosa dall'accademia hai imparato: arrangiarsi!
    Sì perchè una volta conclusa (o no) chi lavora con l'arte non ha alcun riferimento e quindi deve arrangiarsi.
    Forse è giusto così, ma ci sono altre nazioni, come la Germania, che si occupano anche del dopo.
    Lo so, il paragone con la Germania stressa ed è banale, ma in questo caso può essere un buono spunto di riflessione sopratutto rispetto agli investimento che gli enti pubblici possono dare per lo sviluppo dell'arte (argomento molto di moda in questo blog!vedi officina).
    La Germania ritiene che l'artista ha la nescessità di crescere, sempre, anche oltre il periodo scolastico/accademico. Così, oltre alle borse di studio per studenti, ha acquistato degli spazi nelle maggiori capitali Europee e ha creato degli Stipendium, cioè una residenza annuale dove gli artisti hanno a disposizione uno studio, circa 2mila euro mensili e alcuni meeting con alcuni Big tipo Baselitz e Cucchi. Lo Stipendium più efficiente è a Roma e si chiama Villa Massimo. Ma la caratteristica più interessante è che la Residenza non è esclusivamente per i giovani artisti, come avviene in solitamente in Italia, ma è sopratutto per artisti che hanno già esperienza. Un'amica artista tedesca ha avuto la fortuna di frequentare uno stipendium ed era di gran lunga la più giovane: 36 anni.
    Ora non so con che criterio vengono selezionati gli artisti, ma sicuramente il principio (gli artisti devono crescere sempre) e l'idea di (residenza annuali in città straniere) è un ottimo spunto.

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