I motivi fondamentale della mia fissa sull'Iran sono due.
Il primo è genetico: ho ereditato dai miei parenti le fisse. Mia nonna era fissata con i sacchetti di plastica (aveva una colezione infinita, anche di queli bucati (infilava uno dentro l'altro quelli con buchi differenti e ci veniva fuori un sacchetto sano)), mia mandre invece ha aumentata la taglia e si occupa di cartoni. Ora le mie fisse sono abbastanza decenti ma sono rassegnato anch'io al fatto che tra qualche annetto mi appassionerò a qualche tipo di contenitore.
Il secondo motivo è che la protesta iraniana "sa di storia". Non è stata la violenza delle persecuzione ad attirare la mia attenzione, ma la sensazione che stiamo assistendo ad un (potenziale) passaggio storico.
Innanzitutto non è solo un movimento che si oppone ad un regime ma è il primo popolo che si ribella apertamente ad un regime islamico (solitamente abituati all'onnipotenza).
Ma sopratutto è una ribellione che nasce dalla popoloazione mussulmana senza che nessun "colonizzatore pagano" c'abbia messo il becco; questo fa decadere brutalmente il punto di forza dei regimi islamici: "fomentare l'odio per i cattivi americani e israeliani".
Il movimento iraniano è un "cattivo esempio" che fa concretamente credere nella libertà e va a "colpire" tutti quegli arabi (sopratutto giovani e donne) che vorrebbero ribellarsi ai regimi.
C'è quindi la condizione perchè si verifichi un "meccanismo" che fa parte del processo storico: una rivolta da inizio ad una serie di altre rivolte. Un po' come è accaduto con il muro di Berlino e l'"effetto domino" che ha provocato sugli altri regimi comunisti.
In tutto questo l'Occidente deve giocare un ruolo fondamentale: stare a guardare. Ma non nel senso di non fare niente, ma di guardare, vedere, osservare, conoscere e far conoscere al mondo quello che succede.
Tutto qui. Nessuna guerra. Nessun morto. Solo parlarne, magari non al telegiornale dopo le notizie di gossip.
Dimentichi che se sa di storia rischia di sapere di scuola... di accademia... il gossip invece sa di circenses... e l'imperativo contemporaneo è il disimpegno, mica la storia. Aggiornati!
RispondiEliminaClaud che cruda ironia! ma vera.
RispondiEliminagrazie Simone
RispondiEliminaGrazie a te Azar!
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