lunedì 25 gennaio 2010

Televisione

Non c'è televisione privata e televisione pubblica. Ci sono televisioni di proprietà privata e televisioni di prorietà pubblica. Entrambe fanno un servizio pubblico.
E quindi, essendo un servizio pubblico, deve essere regolamentato.
Da quindici anni si parla di chi è il proprietario della televisione ma il problema maggiore è cosa c'è in televisione.
Chi sostiene che "la televisione è un qualcosa in più" non si rende minamamente conto che la giornata della stragrande maggioranza degli italiani funziona così: alzarsi alla mattina presto, andare di corsa al lavoro che generalmente non si ama ma si sopporta, star lì tutto il giorno, e la sera quando cala il sole si rientra a casa dove molti si trovano ulterirore lavoro da sbrigare. Il risultato è che al termine di tutto questo si è stanchi morti e cioè ridotti in una condizione che permette solo di starsene lì, sul divano, davanti alla televisione. Se a questo aggiungiamo che la stragrande maggioranza degli italiano non si può permettere di uscire più di due volte la settimana, direi che la condizione psychotelevisiva si diffonde ulteriormente.
La Tivù ha quindi ha un ruolo culturale fondamentale e quindi deve assumersi la responsabilità di questo.
Una responsabilità urgente, ancor più del chi è il proprietario.

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