lunedì 17 maggio 2010

"Desert Generation" - Ruolo dell'arte (ancora!)

Questo post, come altri in precedenza, criticano il mondo dell'arte, anzi il Settore Arte. Ma attenzione, questo post come altri in precedenza, non critica la qualità dell'arte ma il Ruolo del Settore Arte rispetto alla Cultura e alla Società.
Come tutti ben sappiamo, la Cultura e società non godono di un periodo di particolare splendore. L'arte può essere fondamentale per la buona salute della realtà quotidiana. Lo credo non per una visione romantica dell'arte, ma per aver visto applicate le arti applicate a persone che avevano necessità rispetto alla propria vita nel quotidiano. L'arte può avere un fondamentale ruolo di "batteria" di "alimentatore di vita" rispetto alla società e alla mentalità delle persone.
Se la situazione culturale non è delle migliori (dalla forte presenza della televisione trash all'interno della società e della cattiva politica all'interno di ognicosa) l'Arte ha le sue grosse responsabilità: l'atteggiamento è quello di defilarsi dalla realtà (addirittura realtà in arte è generalmente un concetto linguistico e non è associato a "quello che avviene nel mondo")per limitarsi a rivolgersi ad un pubblico di compiacenti "che ne capisce".

E' una critica al ruolo dell'arte che mi è tornata inevitabilmente in mente leggendo un progetto artistico interessantissimo.
In un angolo di un giornale specializzato nel Settore Arte ho trovato "Desert Generation" un progetto ideato da artisti palestinesi e israeliani che vogliono sollevare il problema dell'occupazione della Cisgiordania.
"Desert Generation" comprende centinaia di immagini inviate via e-mail da artisti provenienti da Israele, Palestina e da tutto il mondo, in risposta ad una mail a catena. Le immagini, stampate su fogli A4, sono state raccolte e appese alle pareti senza alcun editing e modifica.
Un progetto, anzi una mega-opera d'arte costruita a più mani, che ha sollevato un problema storico nel modo giusto: non ci sono i buoni da una parte e i cattivi dall'altra: c'è un opressione dovuta alla guerra che coinvolge tutti, israeliani e palestinesi. Un atteggiamento ancor più forte e positivo se si considera che nasce da un contesto di totale rabbia, quello tra Palestina ed Israele. L'arte è il mezzo migliore, la forma più efficace, lo stimolo più forte per concretizzare le idee e i principi del progetto.
Quindi fin qui tutto bene: ottima idea, ottimi principi, ottimo l'atteggiamento, ottimo il coinvolgimento e ottima la qualità dell'opera.
Un arista tedesco, Hans Haacke, ha partecipato al progetto e per rendolo ancor più efficace (=far conoscere alla gente il problema della Cisgiordania) lo ha portato alla Biennale di Venezia, cioè in uno dei luoghi dell'arte più importanti del mondo. Un'idea anche questa ottima se non fosse che la Biennale, cioè il "mezzo" che doveva servire ad arrivare al pubblico, non arriva alle persone, al di là di qualche osservatore attento (inoltre, in mezzo al calderone della biennale e difficile esserlo!).
Il Progetto è quindi rimasto lì, al centro del mondo dell'arte, ma ai margini, se non fuori, dal mondo normale, dalla realtà e dall'informazione. Il problema della Cisgiordania, raccontato nel modo migliore, non è arrivato alle persone che ne sanno a malapena qualcosa attraverso i giornali che lo raccontano secondo i buoni e cattivi.
Inevitabile l'osservazione: ma se uno degli eventi più importati dell'arte mondiale come la Biennale, non ha la forza di arrivare alla cultura e alla società che ruolo l'arte può avere nella vita di oggi?

Nessun commento:

Posta un commento